Il calcio è sport o industria? Tra un incarico non dato e un Sarri dato a Londra

La mareggiata politica agita il sonno quanto la presenza di Moggi a piede libero, per il centro di Torino.

Ho sognato addirittura Mattarella affidargli l’incarico per cercare di formare un governo, Rizzoli era il possibile candidato al ministero della giustizia.

Chissà, forse calcio e politica sono facce della stessa medaglia. In fondo, sono i due argomenti che esaltano la discussione e quella partecipazione emotiva chiamata “tifo”. Anomalie di un sistema culturale, che ha smarrito la bussola. Il nostro immaginario cerca la rotta per il futuro, molla gli ormeggi, speranzoso di avviarsi per mari inesplorati, salvo accorgersi che non è stata salpata l’ancora. Pesa come un macigno, l’argano non la smuove, equivale né più né meno al nostro debito pubblico. A bordo ci si agita, c’è concitazione, un vociare assordante di pareri esperti conosce la soluzione. Però fa caldo, afa, alta pressione, scirocco.

Il debito sale, Berlusconi è ricandidabile, la Juve vince il campionato, gli arbitri non hanno visto nulla di strano, c’è chi conta gli scudetti con il fuso orario bielorusso, chi non riesce a farsene una ragione.

Oggi in facoltà a Napoli si parlava della var. Addirittura con Sconcerti, Rizzoli, Ulivieri e De Laurentiis. Niente. Non una parola che avesse un senso, che indicasse il sospetto che in fondo qualcosa, da qualche anno a questa parte, sfugge al controllo della legalità. Qualche supposizione, vaghe illazioni, solo per rendere meno scontati i prossimi bagni e le chiacchiere sul materassino.

Una nota di De Laurentiis però non è passata inosservata: Nel calcio vorrei una definizione dell’obiettivo, se Veltroni nel ’96 ha dato una direzione. Siamo sempre nel mezzo, è sport o industria? A voi dell’Università dico: il compromesso è la più grande stupidaggine, nella vita si fanno scelte, o si sta di qua o di là, prendendosi le responsabilità!”

Ha ragione. La domanda è lecita. L’industria è il mezzo di quel fine meraviglioso che è lo “sport”? Oppure lo sport è il mezzo di una delle tante possibili attività industriali?

L’anima del tifoso, se si incanta e si lascia travolgere dalle emozioni, è solo ed esclusivamente perché considera lo sport il fine ultimo. L’imprenditore, considerando il risultato in relazioni agli introiti – scopo ultimo della sua attività – certamente riesce meglio nell’impresa, ma rischia grosso se il consumatore dovesse accorgersi delle intenzioni. Difficile che accada.

A questo punto però, mi farebbe piacere rispondere a De Laurentiis. Ha ragione a non dover aspettare Sarri, il denaro non dorme mai. Ma Sarri non ha certo utilizzato il Napoli per andare a Londra, semplicemente considera il calcio un fine e non un mezzo. In quanto tale, per poter dare spettacolo, serve il tempo necessario di capire come fare. È un disguido prospettico. Con Sarri inglese, lo spettacolo del calcio in Italia sarà di sicuro più fedele alla sua tormentata vita politica.

 

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